23.24 giugno: due cime, in due e in tre.

23 giungo 2018 – Gran Sasso, Corno Piccolo: piedi sulla roccia, sospesi nelle nuvole…

24 giugno 2018 – Monte Tarino, sorgenti dell’Aniene: un anello di faggi roccia e faggi…

Due giorni. Uno bianco di nuvole e l’altro azzurro di cielo.

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Due cime.  Diverse per quota e difficoltà, per ambiente e storia.

Due croci. Una in ferro vecchio, arrugginita dal Tempo e logorata dai venti. L’altra scintillante che risplende da lontano…

Due prime volte. ‘Hai mai toccato una croce?’ Ho chiesto, per motivare di più l’impegno della salita. Ma al Corno Piccolo era anche per me la prima volta.

Due persone accompagnate. Una donna esperta e un uomo alle prime armi, un numero davvero esiguo e differente ma che proprio per questo è riuscito a stare al gioco fino al sorriso per una bella avventura conclusa bene.

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Questo viaggio per montagne comincia da Roma, la mattina presto di sabato 23 giugno, alle 06:45 monta in macchina Stefano, si parte. Siamo in tre.

E’ proprio Stefano la novità, si è accodato all’ultimo momento, il legame con lui passa per l’Aspromonte ché un amico di cammino gli ha raccontato di me. Vorrei allenarmi un po’, mi ha scritto nella mail.

Il programma era facile a dirsi, complicato da realizzarsi. Prevedeva il viaggio fino a Prati di Tivo, salita e discesa al Rifugio Franchetti, trasbordo in auto al campeggio di Fiumata (Filettino) e il giorno dopo di buon ora salita sul Tarino.

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Immaginare è facile, difficile è realizzare quel che hai fantasticato…

Così capita che alle 17 chiude la funicolare, e noi siamo arrivati alle 17:30. la discesa fino a Prati di Tivo, nelle nebbie e nella stanchezza è stata un bel diversivo…

Così capita che la strada che hai previsto è ‘interrotta’… e ti prende il panico ché sono le 20:30 e devi ancora cenare e montare la tenda… e quella è l’unica strada percorribile… ma siamo in un paese meraviglioso dove gli uomini inventano soluzioni anche alla politica così la strada diventa percorribile ché nei paesi tutti ci vanno facendo un po’ di attenzione. Cena Buonissima alle 21:30, tenda montata alle 23:00. Buonanotte.

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Così capita che la vista della salita sul Tarino scoraggia, pensando anche alla discesa. Ma se metti pazienza nell’andare, se offri il tuo aiuto per alleggerire il peso portato, se motivi il senso di quella salita trovi che anche chi va veloce aspetta chi va piano, che chi ascolta leggere sa anche accettare chi dorme sonoro sul prato, chi arriva in cima può farlo perché chi si è fermato non ha posto questioni. In pochi si riesce anche a salvarsi da un sasso che scivola sotto di te e va nella direzione dei tuoi compagni…

Così capita che il ristorante apparecchia per nove mettendo ogni bendiddio a tavola… e si mangia tutto con gli occhi che essendo solo in tre di tutte quelle bontà non potremmo avere ragione…

Così capita che incontri qualcuno di cui sai solo che si chiama Massino che ti accompagna in cima al Corno, ti aiuta nei passaggi, e poi se ne va dopo due parole, un sorriso, una foto di spalle sulla croce (quella con il volto l’ho inviata a lui 🙂 se ne va per la ferrata che scende prima al Franchetti, solo come è venuto o meglio apparso tra le nuvole: ‘ma voi da dove venite?’ ha chiesto…

Così capita che questa idea dello stare più Tempo, più vicino alle Montagne ti sembra proprio quella giusta, ché senti che va bene così, anche… se… capita!

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Perché senti che è la dimensione del provvisorio ma anche del valore di questo Tempo assieme a persone e vette, assieme a rondini e vento, assieme a nuvole e cielo, assieme a terra e roccia, assieme a orizzonti infiniti e strade asfaltate, assieme al nuovo e al vecchio, assieme per amicizia e conoscenza.

Assieme… ché ‘due è il contrario di uno e non il doppio‘ !!! Scriveva Erri De Luca.

Ecco.

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Anche se da poco ho scritto di cammini solitari che sono un’altra dimensione…

Incongruenze, scriveva in una lettera il ragazzo Michele su CIAO, TU di Puimini e Masini

 

 

 

 

Andar per stelle…

Questa storia comincia con ‘loro’: le stelle, ma come tutte le mie cose (e forse quelle di tutti) subito cambia forma il pensiero sul fare, si aggiorna e include nuovi eventi, esperienze, inci e acci/denti di passaggio 🙂 fino a ritrovarsi su di un altro percorso…

Così la prima data era saltata… i cammini di silenzio nelle foreste passati… l’inverno cedeva alla primavera… le stelle erano sopra di noi, come un filosofo disse, la legge morale dentro etc. etc… e i nostri passi hanno incontrato quell’astro che è la Terra.

Infatti è Lei e il nostro viaggiare su di essa che sono andati in scena sul Soratte.

Camminando sulla montagna sacra, ne abbiamo sentito le ‘vibrazioni’ leggendo di Giovanni Pascoli la poesia: il bolide, che finisce così…

E la terra sentii nell’Universo.

Sentii, fremendo, ch’è del cielo anch’ella.

E mi vidi quaggiù piccolo e sperso

Errare, tra le stelle, in una stella.

Cominciando a camminare nel buio dei boschi, in quel silenzio diverso, tra quelle ombre che la Luna rifletteva sul suolo abbiamo un po’ fatto come i ragazzi di Contare le stelle che sfidavano la parole del sacerdote contando oltre il limite da lui dichiarato le stelle in cielo… abbiamo un po’ sfidato il nostro andare di abitudine in abitudine…

Ci siamo un po’ anche confrontati con quel senso profondo della paura del buio… Aiutati da un signore incontrato ai margini del paese… ‘Fate attenzione ci sono i cinghiali!’ era il suo ‘buon cammino’ 🙂

Il primo tratto per arrivare al sentiero da pendere era su di una bella e larga carrareccia dal brecciolino bianco. Era evanescente il biancore della strada alla luce della piccola Luna, a tratti sotto gli alberi si perdeva… Ho chiesto alle persone che accompagnavo di spegnere le luci frontali, ché aveva il suo fascino l’andar così nella notte…

Ci siano poi confrontati sulla potenza delle luci frontali, alcune erano davvero fari che illuminavano a giorno una vasta area… chissà se misurano anche la paura 🙂

Non c’erano solo le ‘lumerine’ frontali moderne a rischiarare il sentiero contribuiva anche Luna, per quanto piccola. Alla Baracca dei Briganti ho colto questo spunto per leggere: Ciaula scopre la Luna, di Luigi Pirandello. Il racconto è stato poi letto e interpretato per intero su RAI5 qualche giorno dopo per una strana coincidenza, se qualcuno avesse voglia di sentirla per intera….

Dalla Baracca dei briganti all’Eremo di San Silvestro si percorre un tracciato un po’ esposto, le stelle e la vista a valle sui due lati davano il senso di infinito… il libro Il Bambino che sognava l’infinito, di Jean Giono era una bella lettura da condividere.

In cima al Soratte la storia di Silvestro I, raccontata a ‘fumetti’ sui mosaici della chiesa dei Santissimi quattro coronati e rielaborata per gli astanti, mentre si aspettava che l’acqua sul fornello fosse ben calda per la tisana collettiva, diviso anche il pane e la cioccolata e tutto quel che negli zaini era riposto.

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Cominciata alle 21:30 siamo ritornati a Sant’Oreste alle 02:30, stanchi ma felici della nostra notte.

La cornetteria di Fiano Romano aveva già chiuso e questa è stata la sola nota negativa di questa esperienza.

Mi spiace non trovate fotografie, non ne sono state fatte, incredibile ma vero :), l’unica sarebbe quella della terrazza a Fiano Romano dove abbiamo cenato al tramonto, prima di metterci in cammino…. ma è una foto conviviale e quindi personale e condivisa con i soli partecipanti. Oggi poi c’è la nuova temuta legge sulla Privacy….

C’est la vie!

 

p.s. se vedete una stella cadere, provate ad esprimere il desiderio di fare questa camminata notturna, magari succede che prima o poi la rifaccia solo per esaudire quel desiderio… 🙂 cominciando proprio dalla cena!

Traccia GPS del percorso effettuato…

Montagne, si comincia! Sopralluogo sul Monte Viglio.

In questo blog c’è un articolo che parla di Montagne e del desiderio di ViverLE andandole a trovare.

Dovevo da tempo cominciare i sopralluoghi, perché il programma immaginato prendesse forma. Impegni e un meteo non sempre favorevole però non avevano permesso di muovermi. L’idea era ferma al palo. Cancellate le date, rimandato tutto ad una congiuntura più favorevole.

Sono di quelli che si nutre dell’idea stramba di lasciarsi andare, di aspettare che un ‘segno’ di qualsiasi genere chiami su di una strada, quel che faccio è seminare ‘lavorando’ affinchè questo avvenga. Quando avviene colgo al volo la possibilità che si offre…

E’ un concetto facile ma difficile da comprendere (ma che sta’ a di’ questo?), me ne rendo conto. Quindi non tedio oltre ma per chi fosse interessato (iscrizione obbligatoria al club dei matti coscienti!) davanti a un caffè, in un cammino qualsiasi se ne può far conversazione.

Comunque lo scorso 18 maggio ho accettato l’invito di accompagnare ad un sopralluogo sul Monte Viglio Alessia Rabacchi . Anche Lei fa parte della ‘storia dei segni’… tant’è vero che la montagna da andare a conoscere era vicina a quelle su cui avevo immaginato di cammiare ovvero Tarino e Contento…. 

Qui comincia l’avventura…

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Salendo la prima cresta, verso il Gendarme…

La giornata aveva luce e ombre intense, variavano forme, si scambiavano di posto a seconda del passaggio delle nuvole disegnando sulla Terra forme scure e immaginifiche.

Il passaggio per il bosco di faggi è stato veloce ma non privo di stupore…

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Meraviglia verticale….

Usciti allo scoperto sulla cresta si succedevano cime e forcelle, panorami e orridi profondissimi…

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Un ‘tuffo d’occhio’ dal Gendarme.

Nell’incontro un escursionistache che scendeva dal Viglio ci avvisava della prossima cima, sulla possibilità di poterci arrivare (la neve non sempre era superabile) ma anche sulla pioggia in arrivo…

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Cima Monte Viglio, 2156 metri. Chiude a sud la catena dei Monti Simbruini.

Toccata e fuga quindi ché la pioggia non si faceva attendere.

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Tornando sui nostri passi…

Il passaggio dentro le nuvole ha solo arricchito lo spirito così come la pioggia ha intriso i vestiti.

Un tassello di questa avventura è stato messo, tassello importante che certifica scopo e direzione di una vaga idea che comincia a prendere forma e conferma il personale pensiero sul ‘lasciarsi andare’ 🙂

Post scrittum: non so se sono persona da seguire in montagna… questo dipende dalla vostra ‘mattitudine’ ma conosco bei matti che camminano… anche di notte…. in montagna… con me 🙂

“Ma questa è un’altra storia” disse il barista alla fine del film Irma la Dolce (quella con le meravigliose calze verdi 😉

 

Traccia GPS del percorso…

Tra gli alberi in città…

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Così è cominciato il cammino dedicato ai ‘Signori Alberi’, incontrando questo pino a ridosso delle mura gianicolensi.

Guardandolo ora, nel confronto con l’altro tronco dritto e perfetto, mi fa venire in mente il libro ‘Ci sono bambini a zig-zag’ di David Grossman, meraviglioso come quest’albero che ha voglia di vita da vendere a chiunque passa di !

Il cammino lo abbiamo cominciato il 6 maggio e si potrebbe pensare che tra alberi di tutte le meraviglie, racconti di scorribande bambine a Villa Sciarra, pasticcerie francesi da gustare con gli occhi (le calorie denunciate sarebbero letali per chiunque ;), letture e racconti in piazze e vie, poi il pranzo gustato sotto il Ginko Biloba del Pincio di Roma sia finito sorridendo quel giorno….

Lo si potrebbe dir finito solo oggi ché mi ripercorrendo i passi fatti mi sono trovato un nuovo albero ‘spuntato’ nella notte 🙂 questo:

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Sembra una quercia, un leccio qualsiasi, ma posso assicurarvi che fino a ieri non c’era! Al suo posto vi era una zolla di terra, triste e orfana del precedente quercia.

Ma quel vecchio Albero prima di morire deve aver seminato una ghianda nel cuore degli uomini, così che germogliando di volontà diventasse il nuovo albero di Piazza della Quercia.

Ecco, forse ora potremmo dir finita la nostra camminata dedicata ai Signori Alberi  ma…

Non vogliamo! ché di Alberi ce n’é sempre da vedere, andare a trovare, salutare, raccontare e non ultimo… respirare.

Allora facciamo che il prossimo passo di questa camminata infinita sarà al Giardin del Lago, in Villa Borghese dove altri uomini, col cuore seminato a ghiande, stanno cercando di salvare la quercia più vecchia di Roma.

Andiamola a trovare, farà del bene a lei e a noi.

Buon Cammino.

 

 

Camminare in Primavera in Ciociaria…

Tre giorni di Trek dal 28 al 30 aprile da Collepardo a Arpino, tre giorni di leggerezza in cammino…

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La Certosa di Trisulti da un insolito punto di vista.

Non era cominciata bene,  per un incidente sull’autostrada siamo riusciti a metterci in cammino solo alle 11, tardi davvero…

Poi è stata la bellezza di questa Ciociaria insolita ai nostri occhi a prendere il sopravvento su tutte le altre emozioni. Il piccolo gruppo di amici conosciuti, a cui si era aggiunta Tina completandolo in qualità, si lasciava andare al verde della Primavera, alla meraviglia del paesaggio; i nodi che ognuno porta con sé quasi sempre si allentavano piano piano… Nelle conversazioni veniva fuori anche un’idea sentita altrove del potere rigenerante dei boschi: il bagno di foresta…

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Lasciando Collepardo…

Il percorso, usciti da Collepardo, lasciva subito i cammini classici di Benedetto, delle Abbazie inoltrandosi in altri paesaggi più ricchi di natura. Alcuni tratti segnati dal CAI, ma i più in assoluta esplorazione ci portavano tranquilli ma impegnati (il dislivello si faceva sentire!) a pranzare in quota sulla panchina della chiesina di San Giacomo, per poi scendere fino a San Leucio alle porte di Veroli, al Monastero di Sant’Erasmo nostra casa per una notte.

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..alle spalle la chiesina di San Giacomo.

A seguire nei giorni successivi si attraversavano guadi, si osservava lontano il punto di arrivo da un punto elevato ad un altro, si pranzava nei prati di Casamari, dove si entrava fuori orario ‘contrattanto’ amichevolmente una disponibilità per un piccolo lavoro con l’accesso alla Abbazia 🙂

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Il Silenzo e l’Abbazia riflessi nella fonte battesimale.

Poi Monte San Giovanni Campano col suo castello e la vista panoramica fin ad Arpino dove alcuni non sarebero arrivati ché il lavoro li richiamava in città. La cena di pesce e l’ospitalità dell’albergo L’Orione fino alla colazione in terrazza sono state un incantevole parentesi.

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Colazione nella Bellezza.

Carichi di queste energie positive abbiamo affrontato l’ultimo giorno, ultima tappa sempre su di un percorso alternativo per evitare il più possibile l’asfalto, che ci aspettava comunque alla fine di un sentiero selvaggio dopo colline di olivi e prati fioriti. Così sul manto stradale siamo arrivati a Isola del Liri, pranzato nel parco del fiume e solo a questo punto si riprendeva prima il Cammino di Benedetto, salendo sulla ciclabile che costeggia un braccio del fiume, sia a monte il Cammino delle Abbazie, insieme nel verde di casali abbandonati e carrareccie si arrivava ad Arpino giusto in tempo per una birra allegra, meritata e il pullman che ci riportava alla… realtà.

Il pane portato è finito il primo giorno, le parole di poesia e dei racconti hanno arricchito le pause, i passi si son succeduti al ritmo che ognuno sentiva di dar loro… bella cosa, davvero.

In Autunno torneremo ad Arpino per l’ultimo tratto fino alla conclusione a Cassino di questo cammino cominciato ormai due anni fa, si intravvede la meta ma si andrà oltre con lo sguardo…

 

 

 

Eplorazioni. L’anello di Cima Vallevona.

Il confine tra Inverno e Primavera è certo solo nel calendario. In natura spesso la linea di demarcazione si sposta avanti o indietro come il mercurio nei vecchi termometri, a seconda degli anni, a seconda della zone geografiche e anche a seconda dell’umore che scorge vuoi un fiore nuovo oppure un cielo ancora nero che decreta il nostro giudizio sulla stagione in corso…

Il 23 marzo ho provato a esplorare la traccia studiata su carte e pc dell’anello passante Cima Vallevona.

Le due stagioni si fronteggiavano senza acredine, anzi sembrava che la più giovane Primavera accompagnasse messere Inverno a riposo dopo il lungo periodo di attività. Li si vedeva sottobraccio Lui che ogni tanto sembrava più piccolo e Lei che invece cresceva lentamente… Era il silenzio il linguaggio che avevano tra di loro. Ad onore del vero era ancora Lui che la faceva da padrone, sia a valle che nelle cime inaccessibili ma le linee d’acqua che rigavano il suolo colme si frescura e bellezza lasciavano immaginare che il gigante bianco ormai buono si stava piano piano sciogliendo dall’interno….

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In questo scenario mi sono trovato a camminare, prima di buona lena su terreno solido terra, pietre, foglie di un marrone che sfavillava in verde.

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L’aria era fresca, la temperatura bassa. Era proprio una bella sensazione, stare lì, parte di quei posti, in silenzio come loro. Messer Inverno aspettava tranquillo sul quel confine, al limitar del bianco, che ogni giorno indietreggia. E dietro di Lui…. solo Lui!

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Ci si poteva spaventare e rimettere i piedi verso casa, c’era però tutt’intorno una Bellezza e una Pace, rari nel nostro mondo, che invitavano a sentire quella giornata di Sole con altri sensi oltre i conosciuti…. Così sono andato avanti a cercare comunque il percorso che avevo studiato, a cercare tracce nel bianco, a capire da che parte andare, dove era l’attacco del sentiero o dove semplicemente proseguiva….

Sono queste tra le esperienze più belle, quelle che sorridi di te stesso e con te stesso, dove ti accorgi che prima di te… solo orme di animali… o niente, semplicemente. Ai suoni dell’acqua, del vento degli uccelli, della natura in movimento aggiungevi quelli del tuo passo che formava profonde orme nella neve. L’andare a volte cadenzato aveva un ché di musicale,  come un trombone che prende la scena irruento e nel suo silenzio, come al fermarsi del mio passo, viene su il suono dolce di violini, arpe, flauti… questo accadeva.

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Va da sé che il limite del tempo, della luce e della neve che arrivava ormai fino al ginocchio hanno posto fino all’esplorazione fino a…. al fontanone!

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Da qui riprenderò la prossima settimana ad andare esplorando, ma intanto come vecchi amici, quella volta, Messere Inverno, Mademoiselle Primavera ed io ce ne siamo tornati a braccetto a ritroso all’auto parcheggiata felici di una giornata trascorsa insieme.

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SEGUE…

 

 

 

 

Esplorazioni. Mettersi in viaggio

Esplorazione. Una parola che mi porta indietro ma che non smette di accompagnarmi avanti.

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22 marzo 2018 – Verso il Rifugio Cognolo (Casperia)

Ho sentito dire su Radio Rai TRE che gli speleologi sono gli ultimi esploratori del pianeta, poichè vanno a scoprire l’ultima parte sconosciuta della Terra: il sottosuolo! Affascinante! Credo che il ragionamento possa filare.

Devo dire però che nel mio piccolo un po’ esploratore mi sento, con la mia voglia di andare a vedere e conoscere luoghi in cui non sono mai stato. Posti non lontani, (ho rinunciato ai viaggi oltre oceano) mi tengo la mia terra e il gusto di vederla con occhi nuovi ogni giorno. Qualcuno diceva che bisogna avere nuovi occhi, occhi di bambino.

Ci provo, vado.

Ho cominciato il 22 marzo andando a ritrovare i Monti Sabini. Su invito di un’amica mi sono accodato al suo sopralluogo, mi sono affidato, condizione che per me è sinonimo di leggerezza.

Così ho scoperto un nuovo sentiero, un nuovo percorso per arrivare al Rifugio Cognolo. Mi sono divertito nel rivedere i ricordi dei colori che conoscevo, per altri passi in quei luoghi, stavolta sotto il bianco della neve che salendo sul Pizzuto ammantava piano piano ogni cosa.

E’ stato solo il preludio di questa nuova stagione di Esplorazioni.

Il giorno dopo, in solitaria, sono andato a scoprire l’anello di Cima Vallevona… SEGUE

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23 marzo 2018 – sotto Cima Vallevona: la neve piano si scioglie…

 

Il buon Tempo è una scelta…

E’ finita così la mia iniziativa della camminata urbana delle fontanelle.

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Emporio alla pace: libri e cappuccino per noi 🙂 – Roma

Non sempre si riesce a realizzare quello su cui hai messo impegno e lavoro.

La camminata proposta per domenica 4 marzo è andata così tra disdette e ‘Mannaggia! mi piacerebbe ma sono altrove’…. eravamo solo in tre.

Potevo sacramentare a perdere la voce, chiudermi in casa e piangere o dormire per dimenticare, potevo disperarmi che il ‘lavoro e suo guadagno’ non era andato a buon fine ma pensandoci bene perchè?

Dove non si lavora per gli altri, si lavora per sé stessi, per far bella la vita e godere del suo dono.

Se uno crede che quel che legge può essere stimolo allora vale credere che ci deve essere uno spiraglio nella porta magica!

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Vale la pena rileggere e rivivere tutti quei personaggi che ti sei portato dietro nei libri. Vale la pena metterli in borsa e, sotto braccio a chi è con te, andare a fare colazione in un posto di pace (di nome e di fatto!), riprendere il filo delle storie: gli uccelli del ’68 e il Borromini, le osterie e i romani tra le due guerre, le voci del mercato di piazza Vittorio, le avventure di un cane e un bambino che varcano le colonne d’ercole e scoprono un luogo meraviglioso di silenzio, attimi di Roma che un curioso estimatore della città racconta…. A queste aggiunerne di nuove ché l’orizzonte si allarga sempre un po’ quando le persone stanno insieme.

Un cammino di fontanelle attorno ad un tavolino di un bar!

E sì! Vale la pena voltare la carta, prendere la giornata come un’opportunità e poi andare a camminare per Roma davvero con la curiosità di sempre, che non ti tradisce mai nelle scoperte.

Una buona domenica nonostante tutto.

La prossima si lavorerà? Magari no, e sarà un diverso piacere.

13 Gennaio 2018 Il portatore di baci, letture in cammino…

Donne.

Sono loro e solo loro che hanno partecipato a questo cammino di letture. Fa riflettere e molto l’assenza del loro contrario biologico. Forse come dice la favola del Portatore di baci, i baci sono ‘cose di donna’….

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Roberto Piumini – Il portatore di baci

Dal pomeriggio di sabato fino a sera abbiamo camminato fermandoci in luoghi lontani dai suoni, frequentati da passanti occasionali. Gradini di chiese, di portoni, panchine di giardini, angoli di glicini spogli in riposo invernale, muretti, terrazze quiete e affascinanti di panorami hanno accolto le nostre soste, la voce alta della lettura, l’ascolto…

Il ritmo delle parole, delle storie era tranquillo come quello dei passi che collegavano i vari momenti di lettura. Il gruppo si sciolglieva lungo la strada e si riformava alla sosta. Tra le persone si creavano intese e ci si raccontava ché la loro provenienza era diversa e quindi risultavano in parte sconosciute tra loro.

Una di loro mi ha poi raccontato di aver appreso che tra le persone non c’è un dare o avere a senso unico ma sempre uno scambio equo, ognuno da quel che può e apprende qualche serve. Proponeva di fare un ‘cerchio’ alla fine delle camminate per dire gli uni agli altri quel che è stata quell’esperienza. A mia volta gli ho ricordato della cena a casa mia, a cui aveva partecipato, lasciandogli intuire che l’armonia di quel momento era ‘il cerchio’ informale che lei chiedeva, era il momento di comunione tra le persone che sono state in cammino insieme, che rilassate in casa si raccontavano la giornata. Certo può capitare che qualcuno non possa accettare l’invito a chiudere la serata così ma questà si chiama libertà.

Al prossimo invito a casa mia… a chi non è venuta, a chi c’era, a chi verrà.

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Erri De Luca – I pesci non chiudono gli occhi

p.s. mi spiace (o forse no…) ché non trovate immagini dell’evento, ho imparato, scoperto con piacere che quando si ascoltano storie non si ha tempo o pensiero di scattare fotografie)

 

 

29 e 30 Dicembre 2107 Due giorni, due storie: Monte Gennaro, Monte Pellecchia.

Andando sul terrazza del Gianicolo, a Roma, un giorno di dicembre, avevo guardato la città sotto ai miei occhi, appariva enorme, eppure piccola al cospetto delle montagne che la contornavano.

La voglia di finire l’anno come era cominciato, camminando, restava. Anche se il brutto tempo e la disponibilità degli amici assai limitata aveva minato la possibilità di un cammino itinerante.

Così guardando i monti di fronte mi son detto vado lì….

Due giorni uno accanto all’altro. Montagne, neve, silenzio, passi, cime, croci…. Tutto apparentemente uguale, vicino eppure tutto così diverso.

Uno aveva il Sole che faceva scintillare la natura, la dimensione di apertura si respirava…

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Il secondo il soffitto basso di nuvole ti attaccava alla Terra…

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In uno camminavi tra faggi poderosi, abitanti secolari di quei luoghi. Camminavi ‘dentro’ per boschi, prati, pratoni…

 

Nell’altro si arrivava presto alla vista del paesaggio, poi cima, croce, cresta, altra cima, altra croce…

 

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Sul Gennaro un cavallino da aiutare ad alzarsi da una brutta caduta… sul Pizzuto i resti di un aereo che mai prenderanno il volo…

Eravamo in pochi a camminarci ‘dentro e fuori’ quei monti. Riconoscevamo l’uno nell’altro lo stesso stupore, lo stesso piacere di essere lì in quel momento, Sole o nuvole che sia. La meraviglia non cambiava nei visi di chi già conosceva quei posti e chi invece era la prima volta che li scopriva.

Due anelli, quasi due fedi nunziali dei monti Lucretili.

Devono essere posti incantati in tutte le stagioni….

L’anno nuovo è cominciato, ci torneremo.

Tracce GPS Monte Gennaro

Tracce GPS Monte Pellecchia.